Operetta

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    OPERETTA

    1_98

    L'operetta è un genere teatrale e musicale nato nel 1856 (con La Rose de Saint-Flour di Jacques Offenbach) e divenuta famosa nel 1860 in Francia e solo successivamente in Austria. Differisce dal più tradizionale melodramma per l'alternanza sistematica di brani musicali e parti dialogate.

    Sotto questo aspetto l'operetta è altrettanto vicina al teatro di prosa o al genere del vaudeville, anche se non bisogna dimenticare che, nell'Europa centrale, il teatro d'opera leggero o comico presentava già in precedenza una simile alternanza di canto e recitazione, nei generi dell'opéra-comique e del singspiel.

    La peculiarità dell'operetta non consiste nella presenza di parti recitate e di trame semplici e inverosimili, né nella sua sfarzosa cornice scenica o nel gusto della parodia; in realtà, ciò che la caratterizza è la vivacità musicale, l'immediata godibilità e, soprattutto, l'aspetto coreografico: infatti sono proprio le danze a costituire il nucleo fondamentale dello spettacolo e ad esercitare sugli spettatori un interesse quasi ossessivo.

    D'altra parte il genere dell'operetta non si identifica solo con una forma, ma soprattutto con un gusto ed una dimensione culturale, quella della borghesia francese e austriaca fin de siecle, con la sua predilezione per le storie sentimentali ambientate nella buona società del tempo.

    Uno dei padri dell'operetta francese fu l'ebreo tedesco (naturalizzato francese) Offenbach, rivale del compositore francese Florimond Ronger detto Hervé, mentre in Austria il genere fu portato alla massima espressione da Johann Strauß figlio e, in pieno Novecento, da Franz Lehár ed Emmerich Kálmán.

    Nel Regno Unito fra i compositori del genere operettistico è da annoverare sir Arthur Sullivan autore di H.M.S. Pinafore e The Mikado.

    Sullo stile viennese si creò l'operetta italiana. Fra le operette italiane emergono Scugnizza di Costa, Addio giovinezza! e L'acqua cheta di Pietri oltre ad Il Paese dei Campanelli e Cin Ci La della coppia Lombardo-Ranzato.

    Il genere dell'operetta ebbe vita breve ma tra i suoi eredi si possono annoverare la rivista, il musical e la commedia musicale.

    Spesso viene scambiata per l'opera buffa.



    LA VEDOVA ALLEGRA

    2_76

    Titolo originale Die lustige Witwe
    Lingua originale tedesco
    Genere operetta
    Musica Franz Lehár
    Libretto Victor Léon e Leo Stein
    Fonti letterarie L'Attaché d'ambassade di Henri Meilhac (1861)
    Atti Tre
    Epoca di composizione 1905
    Prima rappr. 30 dicembre 1905
    Teatro Theater an der Wien, Vienna

    Personaggi
    Hanna Glawari, ricca vedova (soprano)
    Danilo Danilowitsch, conte, segretario dell'ambasciata pontevedrina (tenore o baritono)
    Mirko Zeta, barone ambasciatore pontevedrino a Parigi (tenore)
    Valencienne, sua moglie (soprano)
    Camille de Rossillon (tenore)
    Njegus, impiegato di cancelleria dell'armata pontevedrina (baritono)
    Cascada, visconte (tenore)
    Raoul de St-Brioche (tenore)
    Bogdanowitsch, console pontevedrino (baritono)
    Sylviane, sua moglie (soprano)
    Kromow, consigliere dell'armata pontevedrina (tenore)
    Olga, sua moglie (soprano)
    Pritschitsch, colonnello pontevedrino in pensione e addetto militare dell'ambasciata (baritono)
    Praskowia, sua moglie (mezzosoprano)
    Lolo, Dodo, Jou-Jou, Frou-Frou, Clo-Clo, Margot, "grisettes" (soprani)
    Un servitore (recitato)
    Parigini, pontevedrini, musicisti, servitori (coro)

    Debuttò con enorme successo al Theater an der Wien a Vienna il 30 dicembre 1905 con la boema Mizzi Günther, soprano di operetta, ed il tenore viennese Louis Treumann sotto la direzione del compositore. L'operetta è stata scritta per un'orchestra di grandi dimensioni comprendente l'Arpa ed il Glockenspiel. Dopo duecento rappresentazioni (arriveranno ad oltre quattrocento) la direzione del teatro dona a Lehár una medaglia di riconoscimento.

    In Italia debutta il 27 aprile 1907 al Teatro Dal Verme di Milano nella traduzione di Ferdinando Fontana con Adrienne Telma, in arte Emma Vecla. Dopo cinquecento repliche Lehár viene in Italia appositamente a complimentarsi con lei.


    Atto I
    Introduzione: "Signori miei, mio signore" (Cascada)
    Musica da ballo
    Duetto Camillo/Valencienne: "Io sono una donna onesta"
    Entrata di Anna/Coro: "Io di Parigi ancor"
    Musica da ballo
    Entrata di Danilo: "Vo' da Maxim allor"
    Duetto Valencienne/Camillo: "Quest'è l'incanto dell'intimità"
    Finale atto I: "Sceglierà ogni dama il cavalier" (Anna/Valencienne/Danilo/Camillo/St. Brioche/Cascada/coro)

    Atto II
    Introduzione, danza e romanza della Vilja (Anna)
    Sylviana / Olga / Praskowia: "Hop là, hop là"
    Marcia: " È scabroso le donne studiar"
    Romanza di Camillo: "Come di rose un cespo"

    Atto III
    Intermezzo
    Scena di danza segnorita madane loruej
    Can-can delle grisettes: "Sì, noi siamo le signorine" (Valencienne/Coro)
    Reminiscenza (Danilo/grisettes)
    Duetto Anna/Danilo: "Tace il labbro"

    Trama

    L'operetta, ambientata a Parigi, parla del tentativo dell'ambasciata Pontevedrina di far sposare la ricca vedova Hanna Glavari con il conte Danilo, sua antica fiamma. Nel frattempo si sviluppa il triangolo amoroso tra il Barone Mirko Zeta, sua moglie Valencienne e Camille de Rossillon.
    Hanna Glavari è rimasta presto vedova del ricchissimo banchiere di corte del piccolo stato di Pontevedro; un suo matrimonio con uno straniero provocherebbe la fuoriuscita dei milioni di dote della signora e il collasso delle casse statali. La vedova è ora a Parigi e il sovrano di Pontevedro, preoccupatissimo, incarica il proprio ambasciatore a Parigi, barone Zeta, di trovarle un marito pontevedrino.
    L'ambasciatore Zeta e il suo cancelliere Niegus, cercano un candidato e lo individuano nel conte Danilo Danilovich che in passato ha interrotto una storia d'amore con Hanna su pressione della famiglia, a causa delle umili origini di lei. Cogliendo l'occasione del compleanno del sovrano, il barone Zeta organizza una festa all'ambasciata, durante la quale, con Niegus, cerca di convincere Danilo a sposare la vedova. Hanna ama ancora Danilo, tuttavia non lo vuole dimostrare e anzi cerca di ingelosirlo.
    Frattanto si intreccia la storia d'amore della moglie del barone Zeta, Valencienne, con il diplomatico francese Camille de Rossillon; durante un ballo in casa Glavari, i due si appartano nel padiglione; stanno quasi per essere scoperti dal barone Zeta, quando Niegus, meno sbadato di quel che sembra, riesce a far uscire per tempo Valencienne e a sostituirla con Hanna.
    Quando Hanna esce dal padiglione con Rossillon, sembra chiara la scelta del futuro marito: un parigino... Tutto sembra compromesso; Danilo è furioso e lascia la festa; Zeta non capisce se la moglie lo ha tradito o no.
    Ha luogo una nuova festa in casa Glavari con tema le atmosfere e i balli di Chez Maxim's; Danilo si consola bevendo champagne e con le famose ballerine grisettes; Hanna gli spiega però che è stato Niegus a effettuare lo scambio di persona nel padiglione per salvare Valencienne.

    Dopo tante schermaglie e sofferenze, Danilo dichiara il proprio amore a Hanna, che annuncia il suo matrimonio con Danilo.
    In quanto a Zeta è stato ritrovato il ventaglio della moglie nel padiglione. Rimprovera quindi Valencienne, ma questa gli dice di aprire il ventaglio, dove lei ha scritto "io sono una donna onesta". Felicità del barone e quindi giubilo generale.

    Brani celebri
    Vo' da Maxim allor, entrata di Danilo, atto I;
    Romanza della Vilja (Hanna), atto II;
    Valzer, atto III;
    Tace il labbro, duetto tra Hanna e Danilo, atto III.
     
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    IL PIPISTRELLO

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    Titolo originale Die Fledermaus
    Lingua originale tedesco
    Genere operetta
    Musica Johann Strauss II
    Libretto Carl Haffner e Richard Genée
    Fonti letterarie Le Réveillon di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
    Atti tre
    Epoca di composizione marzo-aprile 1874
    Prima rappresentazione 5 aprile 1874
    Teatro Theater an der Wien, Vienna

    Personaggi
    Gabriel von Eisentstein, possidente (tenore/baritono)
    Rosalinde, sua moglie (soprano)
    Alfred, suo maestro di canto (tenore)
    Adele, cameriera di Rosalinde (soprano)
    Frank, direttore delle carceri (basso)
    Orlofsky, un ricco principe russo (mezzosoprano)
    Falke, notaio (baritono)
    Blind, avvocato (recitato)
    Ida, sorella di Adele (recitato)
    Frosch, carceriere (recitato)
    Ivan, cameriere di Orlofsky (recitato)

    Nonostante fosse passato un anno dal terribile "Venerdì nero" (9 maggio 1873) in cui vi fu il crollo della Borsa a Vienna, i sentimenti di pessimismo e di disperazione si facevano ancora sentire nella vita della capitale Asburgica, anche nei teatri, che in quel periodo registrarono dei forti cali al botteghino. Ansiosi di porre rimedio a questa situazione potenzialmente disastrosa, i gestori dei teatri cercarono avidamente la giusta produzione che avrebbe riportato il pubblico nei teatri.

    Venuto a conoscenza di una commedia francese di grande successo di Henri Meilhac (1831-1897) e Ludovic Halévy (1834-1908), intitolata Le Réveillon (che riprendeva a grandi linee Das Gefängnis (La prigione, 1851, una commedia1_45 molto popolare dal drammaturgo e librettista tedesco Roderich Benedix (1811-1873))) il co-direttore del Theater an der Wien, Max Steiner (1830-1880), acquistò i diritti del lavoro e incaricò il drammaturgo Karl Haffner (1804-1876) di scrivere una traduzione in tedesco. Haffner affrontò grandi difficoltà per adattare al gusto e alla comprensione del pubblico viennese un lavoro di stampo marcatamente francese e prevedibilmente il suo tentativo venne giudicato inadatto. Una soluzione al problema venne proposta dall'agente teatrale Gustav Lewy (1824-1901), che convinse Steiner a modificare il lavoro di Haffner per estrarne il libretto di un'operetta da presentare al suo vecchio compagno di scuola, Johann Strauss. Il compito di creare il libretto fu affidato al direttore d'orchestra del Theater an der Wien, il librettista e compositore Richard Genée (1823-1895).

    Strauss fu subito affascinato dal Doktor Fledermaus, questo era il titolo originariamente pensato per il libretto di Genée, e si mise al lavoro subito. Lavorando in stretta collaborazione con il suo librettista Johann completò la maggior parte della partitura musicale in soli 42 giorni.

    Il debutto per Die Fledermaus, titolo che alla fine venne scelto per l'operetta, era stato previsto per il settembre 1874, ma a causa delle sempre maggiori difficoltà finanziarie incontrate dal Theater an der Wien, si decise di anticiparne la prima. La prima rappresentazione, tra l'attesa generale, si svolse la domenica di Pasqua, il 5 aprile 1874. Poiché secondo le leggi austriache in quel giorno potevano essere consentiti soltanto spettacoli di beneficenza, i proventi della serata inaugurale andarono alla "Fondazione per la Promozione della Piccola Industria", patrocinata dall'imperatore d'Austria.

    Numerose furono le critiche a libretto, cast e musica; Ziehrer sul suo Deutsche Musikzeitung osservò:
    «Anche in questo caso il libretto non vale molto, la musica ha il suo fascino, ma non è veramente travolgente e poi l'operetta è troppo lunga, abbonda di numeri superflui, ed è ricca di personaggi superflui.»

    (Karl Michael Ziehrer)

    Strauß, pipistrello svolazzante
    Tuttavia la stampa della prima notte fu piuttosto generosa nella lode al Fledermaus. Il recensore del Vorstadt Konstitutionelle-Zejtung, riportò:
    «L'intero svolgimento della serata è stato in linea con l'ouverture, con gli stessi applausi con cui tutto era cominciato. Quasi ogni numero è stato accompagnato dalle mani del pubblico che tenevano il ritmo, e alla fine di ogni atto, Strauss, grondante di sudore, ha lasciato il podio del direttore d'orchestra e velocemente è salito sul palco per ringraziare il pubblico del favore con cui stava accogliendo la rappresentazione. Dato il tipo di atmosfera che c'era, naturalmente, non sono mancate le richieste di bis.»

    (Vorstadt Konstitutionelle-Zejtung)
    Analogamente il Illustrirtes Wiener Extrablatt parlò di:
    «Un notevole successo dovuto all'ispirazione inesauribile di Strauss, una performance brillante: è stata una vittoria su tutti i fronti!»

    (Illustrirtes Wiener Extrablatt)
    L'8 luglio successivo avviene la prima nel Deutsches Theater di Berlino, il 14 novembre a Budapest, il 21 novembre a New York, il 18 aprile 1875 nel Semperoper di Dresda e il 26 giugno successivo nel Teatro Nuovo di Napoli de La danza, nella traduzione italiana di Enrico Golisciani, il 10 luglio al Staatstheater am Gärtnerplatz di Monaco di Baviera e il 18 dicembre 1876 la prima nel Regno Unito all'Alhambra Theatre di Londra.

    Trama

    Atto 1
    Vienna, nel salotto di Villa Eisenstein.
    La cameriera Adele ascolta una serenata rivolta alla padrona di casa Rosalinde: la cameriera sa che l'autore della serenata è un insegnante di canto, Alfred, che Rosalinde ha conosciuto bene anni prima di sposarsi. Nel contempo Adele legge tutta contenta una lettera di sua sorella Ida, una ballerina, che è stata invitata al ballo organizzato dal ricco principe russo Orlofsky: ella potrà accompagnarla, legge nella lettera, ma solo se riuscirà a farsi prestare un vestito elegante della sua padrona. Felicissima cerca di ottenere la serata libera raccontando a Rosalinde una bugia: le fa credere che deve far visita a una vecchia zia malata. Senza esitazioni la padrona di casa nega il permesso: essa dovrà stare in casa perché proprio quella sera suo marito, Gabriel Von Eisenstein, inizierà a scontare una lieve condanna in prigione per aver schiaffeggiato un pubblico ufficiale. Così Adele, singhiozzante, non potrà far compagnia alla sorella durante la festa: dovrà invece far compagnia a Rosalinde, che altrimenti resterebbe sola in casa, esposta a molestie o tentazioni.
    Giunge Eisenstein, il quale si lamenta con il suo avvocato Blind per l'aumento di tre giorni della pena inflitta in sede di appello. I due litigano e s'insultano pesantemente, poiché Eisenstein ritiene Blind un incapace dato che non è riuscito a evitargli l'aumento di tre giorni della pena. Partito Blind, Eisenstein si fa consolare dalla moglie. Giunge il dottor Falke, vecchio amico di Eisenstein, che lo convince a rimandare l'inizio della pena, per andare con lui al ricevimento di Orlofsky. Eisenstein si lascia facilmente convincere, a patto però che sua moglie non sappia nulla! Rosalinde torna con i vecchi vestiti che il marito le ha chiesto per andare in prigione. Ma si meraviglia quando egli le dice di aver cambiato idea: metterà l'abito da sera. Ma che importa, Rosalinde ormai pensa soprattutto alla possibilità d'incontrare lo spasimante Alfred, naturalmente senza testimoni. Per questo accorda ad Adele la serata libera che le aveva rifiutato prima. Nel frattempo Eisenstein si prepara ad andare in prigione, profumato ed elegantissimo, dove lo attendono i... topi (gioco di parole, con questo termine venivano indicate le ballerine dell'Opera). Eisenstein e Adele fanno finta di dispiacersi che Rosalinde resti sola e anche Rosalinde, naturalmente, sta al gioco in uno spassoso terzetto. Rosalinde, rimasta sola, sente arrivare Alfred che fa il suo ingresso nella villa di Eisenstein. Alfred si mette la vestaglia di quest'ultimo, pronto per una saporita cenetta, che Rosalinde, in prospettiva di rimaner sola, ha cucinato per se stessa, beve il suo vino e vuole che la donna beva con lui. Lei lo prega di andarsene, ma invano.
    Del tutto inaspettato, arriva un guastafeste: è Frank, nuovo direttore delle carceri, che è venuto a prelevare Eisenstein prima di recarsi, come tutti, da Orlofsky. Alfred, che ama Rosalinde, per non comprometterla, si lascia portar via al posto del di lei marito, che Frank non ha mai visto. Non gli resta che darle un bacio d'addio, che lei non può rifiutare.

    Atto 2
    Vienna, Palazzo del principe Orlofsky.
    Nella villa di Orlofsky si festeggia e ci si diverte aspettando l'arrivo del principe. Giunge Adele che incontra sua sorella Ida, molto meravigliata della sua presenza. Ma Adele lo è ancor di più, poiché ha ricevuto una lettera in cui, come sappiamo, la sorella la invitava con calore a venire alla festa. Uno scherzo, le dice Ida, che si vergogna che una donna di rango così basso partecipi a un tale ricevimento. Decide tuttavia di fare buon viso a cattivo gioco presentando sua sorella come un'artista. Ma ecco arrivare il principe Orlofsky con Falke, a cui chiede che cosa potrebbe divertirlo nel corso della festa, dato che si annoia mortalmente. Il dottore ha già un piano: vuole ordire uno scherzo a Eisenstein, per vendicarsi finalmente di quella volta che l'amico, dopo un ballo di carnevale, lo aveva fatto tornare a casa, alla luce del giorno, vestito da pipistrello. Ida presenta sua sorella al principe come un'artista esordiente di nome Olga. Falke dice sottovoce che ella sarà un personaggio della sua pièce comica. Arriva Eisenstein travestito da marchese Renard. Falke chiede al principe di intrattenerlo, mentre cerca di far venire alla festa sua moglie, Rosalinde. Orlofsky gli offre da bere e gli dice che la sola sua speranza di divertimento sta nella promessa che Falke gli ha fatto di ridere di lui, il Marchese Renard. Eisenstein rimane un po' interdetto. Ma la sua meraviglia aumenta quando riconosce Adele. Essa tenta di fargli credere che si sbaglia, che la somiglianza è casuale. Eisenstein alla fine si lascia convincere. A Eisenstein-Renard viene poi presentato il cavalier Chagrin, che altri non è che il direttore delle carceri travestito. S'instaura subito un rapporto di simpatia tra i due. Alcune dame vorrebbero cenare, ma Falke dice loro che occorre aspettare l'arrivo di una contessa ungherese che vuol mantenere l'incognito e che quindi si presenterà mascherata. Tutti sono molto curiosi. Eisenstein continua a pensare alla strana somiglianza tra Olga e Adele. Tuttavia ne è affascinato: la ritiene infatti assai più graziosa della sua cameriera. Decide quindi di corteggiarla con il suo sistema preferito: agitare sotto il naso della dama un orologio da donna, facendole capire che potrebbe essere un regalo.

    Ma ecco giungere finalmente Rosalinde, travestita da contessa ungherese. Falke l'ha informata che suo marito è alla festa e non in prigione. E infatti non tarda a vedere il marito che corteggia... la sua cameriera, la quale indossa un suo vestito. Eisenstein-Renard e Frank-Chagrin si avvicinano a Falke che indica loro la contessa. Il marito, che non l'ha riconosciuta, decide subito di corteggiarla e le mostra il solito orologio, che lei gli sottrae con grande astuzia per avere una prova inconfutabile del tradimento. Giunge il momento in cui gli invitati dovrebbero svelare le rispettive identità. Rosalinde non vuole e canta una csárdás, per far vedere e sentire quant'è ungherese. Ora gli invitati vogliono che Falke faccia lo scherzo promesso: la storia del pipistrello. A queste parole Eisenstein si ricorda della beffa fatta a Falke e la racconta a tutti: egli, dopo aver fatto in modo che Falke si ubriacasse per bene, lo aveva deposto, la mattina presto, sotto un albero con il suo costume da pipistrello costringendolo ad attraversare la città vestito in quel modo, deriso da tutti. Questo racconto diverte i presenti, ma è ormai giunta l'ora della cena. Orlofsky canta l'aria dello champagne e tutti fraternamente si vogliono bene a ritmo di valzer. La festa è ormai al culmine. Eisenstein tenta ancora, ma invano, di convincere la "Contessa" a smascherarsi. Alle sei Eisenstein e Frank se ne vanno: tutti e due verso la prigione, ignorando che l'uno è il direttore del carcere e l'altro il carcerato.

    Atto 3
    Vienna, Ufficio del direttore delle carceri.
    È l'alba. Alfred, rinchiuso in cella, sta cantando. Il guardiano Frosch, ubriaco, lo zittisce e prepara il rapporto per Frank, da poco reduce e ancora inebriato dalla festa presso Orlofsky.

    Suona il campanello: sopraggiungono Ida e Adele le quali chiedono del Chevalier Chagrin e vengono condotte nell'ufficio di Frank. Adele confessa di non essere un'attrice, ma le piacerebbe tanto diventarlo: è quindi venuta per sollecitare l'aiuto del Chevalier. Si esibisce dinanzi a lui suscitando il suo interesse: la giovane vorrebbe esser presentata da lui a qualche impresario teatrale. Frank non ha nemmeno il tempo di riflettere, poiché di nuovo suona il campanello: è Eisenstein-Renard che si presenta per scontare la pena carceraria. Vedendo dinanzi a sé il cavalier Chagrin, che gli dice di aver arrestato Eisenstein la sera precedente, resta a bocca aperta. Soprattutto perché viene a sapere che "Eisenstein" stava cenando con sua moglie, alla quale ha sussurrato addii molto teneri. A questo punto il vero Eisenstein non ha più alcuna voglia di ridere.
    Suona di nuovo il campanello della prigione: ora si annuncia una donna velata. Eisenstein è perplesso. Arriva infine anche Blind, l'avvocato fatto venire dal falso Eisenstein. A questo punto Eisenstein ha un'idea: indossa cappotto, parrucca e occhiali di Blind e fa in modo che sia presente pure Rosalinde: essa è venuta a scongiurare Alfred di fuggire per non rischiare di incontrare suo marito e quindi di comprometterla. Eisenstein-Blind la sottopone a un interrogatorio insieme ad Alfred medesimo: pretende di sapere cosa è successo in quella casa, la sera prima, mentre lui non c'era e soprattutto chi è l'uomo che è stato arrestato al suo posto. Poi Eisenstein, in preda all'ira, si rivela, ma Rosalinde sdegnata gli mostra l'orologio che gli ha sottratto alla festa: ecco la vendetta sul marito volubile.
    Tutti sono in scena quando Falke rivela che ciò a cui hanno assistito è la vendetta del pipistrello. Eisenstein non se ne ha a male. Anzi, tutti insieme danno la colpa di ogni cosa allo champagne, il Re di tutti i vini.
     
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    IL PAESE DEI CAMPANELLI

    4_31

    Genere Operetta
    Musica Carlo Lombardo
    Virgilio Ranzato
    Libretto Carlo Lombardo
    Atti due
    Prima rappr. 23 novembre 1923
    Teatro Teatro Lirico di Milano
    Bombon
    Nela
    Ethel
    Pomerania
    Hans (tenore)
    La Gaffe
    Attanasio Prot
    Tarquinio Brut
    Basilio Blum
    Tom
    Un consigliere


    Il paese dei campanelli è un'operetta in tre atti scritta da Carlo Lombardo con la musica di Lombardo e Virgilio Ranzato.
    Fu composta nel 1923 ed andò in scena con successo il 23 novembre di quello stesso anno al Teatro Lirico di Milano diretta dal compositore con Lina Di Sambon, Dina Evarist, Piero Zacchetti, Riccardo Massucci e Carlo Rizzo.

    Al Teatro La Fenice di Venezia il 16 febbraio 1924 la Primaria Compagnia d'operette Carlo Lombardo mette in scena con successo la prima rappresentazione diretta da Domenico Lombardo con Lina Di Sambon e nel 1927 la Compagnia dei Grandi Spettacoli d'Arte Operettistica con Ines Lidelba, Nella De Campi e Nuto Navarrini.

    La Compagnia di Gennaro Gaudiosi porta il titolo al Teatro Petruzzelli di Bari il 30 ottobre 1924 ed a Taranto il 5 novembre dello stesso anno al Politeana Alhambra con la soubrette Cettina Bianchi.

    Al Teatro Reinach di Parma va in scena il 22 aprile 1925 per la Compagnia di operette e opere comiche della casa musicale ISAPLIO.

    Nel 1940 avvenne la prima rappresentazione nel Teatro Vittorio Emanuele I di Torino.

    Fa parte del repertorio operettistico italiano e viene spesso rappresentata anche all'interno dei cartelloni dei principali teatri a fianco delle opere liriche maggiori.

    I personaggi principali dell'operetta sono il comandante dei marinai, Hans, sempre intento a tenere sotto controllo l'attendente pasticcione La Gaffe, il borgomastro del paese e la moglie Pomerania (la donna più brutta del villaggio), la romantica Nela e l'avvenente Bon Bon, amiche di Pomerania.

    Per il Teatro Verdi (Trieste) è andata in scena la prima volta nel 1953 nel Castello di San Giusto con Anna Campori, Edda Vincenzi ed Elvio Calderoni diretti da Cesare Gallino. In seguito andrà in scena nel Teatro Stabile Politeama Rossetti nel 1970 e nel 1975 con Aurora Banfi, Elena Baggiore, Graziella Porta, Adriana Innocenti, Gino Taddei e Sandro Massimini e nel Teatro Lirico Giuseppe Verdi nel 1997 con Federica Bragaglia ed Ariella Reggio e nel 2007 con Silvia Dalla Benetta e Maurizio Micheli con la regia di Maurizio Nichetti.

    L'intreccio è molto semplice e ruota intorno ad una vicenda di incroci multipli di coppie, peraltro trattata con leggerezza e bonaria ironia.

    Nella località - governata da un borgomastro e consiglieri comunali creduloni - le abitazioni hanno sopra la porta un campanello magico inattivo da sempre ma che per motivi misteriosi secondo una leggenda potrebbe suonare nel caso in cui all'interno della casa l'angelo del focolare cadesse nella tentazione di compiere un adulterio.
    Le cose si complicano quando al porto approda una nave di aitanti marinai, presto conquistati dalle signore del villaggio allietate dalla novità. I campanelli cominciano a fare il loro dovere, allertando la popolazione maschile che potrà a sua volta rifarsi quando, con un'altra nave, e in conseguenza di uno sciagurato equivoco, giungeranno in paese le mogli dei marinai le quali, prima di riprendersi i maritini, potranno ripagarli di egual moneta concedendosi una vacanza di distrazione con gli abitanti del luogo. Lo scampanellìo, a quel punto, sarà totale ma, come in ogni operetta che si rispetti, la quadratura del cerchio e il lieto fine - complice la languidezza della musica - sono dietro l'angolo, appena prima del calar del sipario.

    L'operetta è ambientata in un paesino in Olanda in cui su ogni tetto sono posti dei campanelli; secondo una leggenda, questi sarebbero “le guardie” del focolare domestico e inizierebbero quindi a suonare nel momento in cui una donna si appresti a tradire il marito.

    Atto I
    Nel villaggio sono subito messi in evidenza tre personaggi con le rispettive mogli: -Attanasio: borgomastro e marito di Pomerania, una vecchia e brutta signora assai scortese con lui. -Basilio: marito di Nela, la più dolce delle ragazze del villaggio, pronta a servire e riverire il coniuge. -Tarquinio: è il più buffo; è marito di Bombon, la più lasciva del villaggio; questa è l'unica ad aver girato un po' il mondo e ad aver avuto dei “precedenti”, innamorandosi di un galantuomo di Amsterdam; è sempre vestita elegantemente (e nella maggior parte degli allestimenti cambia abito più volte nel corso della rappresentazione) e passa il tempo a posare per cartoline e organizzare feste (quando entra in scena infatti è di ritorno dalla “festa dei fiori”).
    Un giorno attracca al porto del villaggio una nave inglese di ritorno dal Giappone che deve rimanere lì per qualche giorno a causa di un guasto al motore. Il capitano Hans si invaghisce subito di Nela e resta abbastanza scettico rispetto alla storia dei campanelli (che crede sia appunto solo una favola e che inoltre non è stata ancora verificata). A un certo punto entra in scena La Gaffe (marinaio pasticcione, come suggerisce il nome) giunto in ritardo perché voleva raggiungere i suoi tramite una scorciatoia, ma si è perduto. Hans gli comunica che nel paese non ci sono donne, o meglio, che le donne non sono per loro, visto che nessuna vuole verificare che la leggenda sia vera o meno. La Gaffe propone quindi di inviare un telegramma all'Olympia Theatre di Londra per far arrivare delle canzonettiste e viene incaricato da Hans di spedire un telegramma anche a sua moglie per avvisarla del ritardo dato dal guasto.
    Di notte il capitano riesce alla fine a sedurre Nela e Bombon a conquistare La Gaffe, che la corteggia, anche se lei non si fa incantare troppo: è una donna molto sicura di sé e non sarà l'amore a farle scegliere se divenire o no amante di La Gaffe. Bombon alla fine invita il marinaio a raggiungerla in casa, ma lui non sa quale sia la dimora della amata e così fa un'altra gaffe ed entra in quella di Pomerania, la donna più brutta e acida del villaggio. I cadetti si uniscono quindi alle donne del villaggio e i campanelli iniziano a squillare su tutte le case e ciò fa capire ai mariti che la loro quiete coniugale è stata turbata e inizia quindi l'ostilità contro i nuovi venuti.

    Atto II
    Il giorno seguente La Gaffe ha un breve dialogo con Pomerania in cui lei scopre che lui è venuto a visitarla il giorno precedente e si esalta di ciò; alla fine però il marinaio riesce a liberarsene. Quindi vi è una lite tra Bombon, La Gaffe e Tarquinio, dopo il quale si decide che sarà La Gaffe a posare con Bombon per le sue cartoline (e ci sarà poi un bano basato su queste).
    Quindi dopo la “Giavanese” i tre mariti si trovano faccia a faccia con La Gaffe, Hans e un altro ufficiale e si decide all'unanimità che i mariti potranno stare con le canzonettiste per via del danno subito. Vi è poi un lungo scambio di battute tra Bombon e Nela, dove la prima cerca di disincantare la seconda e farle capire che il capitano non la ama davvero (lei infatti sa che è già maritato, ma non lo dice all'amica). Comunque Nela anche se incerta cede ancore alle lusinghe del capitano.
    Arrivano al villaggio anche le canzonettiste che vengono riconosciute come le mogli degli ufficiali da La Gaffe, che si rende conto di aver invertito i telegrammi. Per via degli accordi, i marinai decidono di mandare in visita alle ragazze i mariti del villaggio, ma quando si rendono conto che quelle sono le loro mogli si adirano tantissimo.

    Atto III
    Il capitano Hans cerca di riappacificarsi con la moglie e alla fine Nela con gran tristezza capisce di essere stata ingannata.
    A un certo punto si viene a conoscenza del resto della leggenda: si dice che se in un particolare giorno dalle sei del mattino alle sei di sera non ci saranno tradimenti, il villaggio sarà liberato dalla magia dei campanelli, altrimenti durerà per altri venticinque anni fino ad arrivare a un altro giorno in cui sarà possibile annullare l'incantesimo con le stesse modalità. Si dà il caso che il magico giorno sia proprio il giorno della partenza dei marinai che appunto lascerebbero il porto alle sei con le loro mogli. La gaffe però decide di portare l'orologio del paese avanti di un'ora, così da poter unirsi a Bombon prima di partire; ma il trucco di La Gaffe non funziona e suonate le sei (che sarebbero le cinque) i campanelli iniziano a squillare.
    Infine i cadetti e le loro mogli partono, lasciando infranto in cuore di Nela e alleggerendo quello dei mariti del villaggio, che alla fine si riappacificano con le spose.
     
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    IL PAESE DEL SORRISO

    5_22

    Titolo originale Das Land des Lächelns
    Lingua originale Tedesco
    Musica Franz Lehár
    Libretto
    Ludwig Herzer
    Fritz Löhner-Beda
    Atti tre
    Epoca di composizione 1922-1923

    Personaggi
    Lisa Lichtenfels (soprano)
    Sou-Chong, Principe cinese (tenore)
    Mi, sorella del Principe (soubrette)
    Gustav von Pottenstein (comico)
    Conte Ferdinand Lichtenfels, padre di Lisa
    Lore, nipote del conte Lichtenfels
    Tschang, zio del Principe Sou-Chong
    Fu-Li, segretario della Legazione cinese
    Modifica dati su Wikidata · Manuale
    Il paese del sorriso (Das Land des Lächelns) è un'operetta in tre atti scritta da Franz Lehár.

    Il libretto in lingua tedesca della prima versione che si chiamava La giacca gialla era di Victor Léon ovvero (Viktor Hirschfeld). La prima ebbe luogo il 9 febbraio 1923 a Vienna presso il Theater an der Wien, diretta dal compositore. In seguito l'operetta fu riscritta dai librettisti Ludwig Herzer e Fritz Löhner-Beda: da allora in poi venne rinominata Il Paese del sorriso. La première di questa nuova versione ebbe luogo il 10 ottobre 1929 al Komische Oper Berlin con Richard Tauber e Vera Schwarz, diretta dal compositore: ebbe un successo fenomenale. La durata dell'operetta è di 100 minuti ed è ambientata a Vienna e a Pechino nell'anno 1912.

    Al Teatro Verdi di Trieste andò in scena nel 1990 con Massimo Bagliani, Giuseppe Sabbatini e Daniela Mazzucato per la regia di Massimo Scaglione, nel 1995 e nel 2008 con Silvia Dalla Benetta ed Elio Pandolfi.

    Nel 1991 avviene la prima rappresentazione nel Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania con la Mazzucato per la regia di Massimo Scaglione.

    Nel 1996 avviene la prima rappresentazione nel Teatro Verdi a Firenze.

    All'Adam Smith Theatre di Kirkcaldy va in scena nel 2009 per la Fife Opera.


    Personaggi
    Versione originale
    Lisa Lichtenfels (soprano)
    Sou-Chong, Principe cinese (tenore)
    Mi, sorella del Principe (soubrette)
    Gustav von Pottenstein (comico)
    Conte Ferdinand Lichtenfels, padre di Lisa
    Lore, nipote del conte Lichtenfels
    Tschang, zio del Principe Sou-Chong
    Fu-Li, segretario della Legazione cinese

    Lisa, la figlia del conte Lichtenfel, conosce e si innamora di Sou-Chong, un principe cinese. Sorda agli avvertimenti del padre che le fa notare la differenza tra le loro culture, Lisa segue il principe in Cina. Ma lì, la coppia innamorata dovrà rendersi conto che la vita in comune non è per niente facile. Lisa cerca consolazione in un suo vecchio corteggiatore, il conte Gustav von Pottenstein, chiamato familiarmente Gustl, mentre Sou-Chong viene spinto dallo zio a seguire un'antica tradizione, quella di sposare quattro ragazze Manchu. Lisa, disperata, progetta di fuggire insieme a Gustl. Il principe, messo sull'avviso, sventa la fuga ma si rende conto che la loro storia non può più andare avanti in quel modo e lascia libera Lisa con un mesto sorriso.

    Numeri musicali
    L'aria più famosa è „Dein ist mein ganzes Herz“ ovvero Tu che m'hai preso il cuor, interpretata anche da Richard Tauber.

    Atto I
    Ouverture
    Introduzione ed entrata: "Amo della danza l'eleganza" (Lisa, Gusti, Coro)
    Duetto Lisa/Gusti: "Buoni amici restiam"
    Entrata di Sou-Chong: "Sempre sorrider e lieti apparir"
    Duetto Lisa e Sou-Chong: "Il tè prendendo en deux"
    Aria di Sou-Chong: "Un serto vo' di petali rosa"
    Finale Atto I: "È un canto ardente" (Lisa e Sou-Chong)

    Atto II
    Intermezzo
    Introduzione e scena di Sou-Chong
    Duetto Lisa e Sou-Chong: "Chi nella nostra vita accese amor? "
    Canzone di Mi: "Nel mister della pagoda"
    Duetto comico Mi/Gusti: "Quando un cuore trova un cuore"
    Romanza di Sou-Chong: "Tu che m'hai preso il cuor"
    Aria di Lisa: "Tutto finì"
    Danza Cinese
    Finale atto II: "Tu m'hai umiliata e offesa" (Lisa e Sou-Chong)

    Atto III
    Marcia e canzone: "Vince l'amor che vola" (Lisa e Coro)
    Duetto comico Mi/Gusti: "Zig! Zig! Zig!"
    Arietta di Mi: "Svanì ben presto la tua gioia" (Reminiscenza)
    Finale atto III: "Sorellina vien, su non piangere" (Lisa, Mi, Sou-Chong e Gusti)

    Arie nella versione tedesca:
    Gern, gern wär ich verliebt (Lisa)
    Immer nur lächeln (Sou-Chong)
    Es ist nicht das erste Mal (Freunderl, mach dir nix draus) (Lisa, Gustl)
    Bei einem Tee à deux (Lisa, Sou-Chong)
    Von Apfelblüten einen Kranz (Sou-Chong)
    Im Salon zur blauen Pagode (Mi)
    Wer hat die Liebe uns ins Herz gesenkt? (Sou-Chong, Lisa)
    Meine Liebe, deine Liebe (Mi, Gustl)
    Ich möcht' wieder einmal die Heimat seh'n (Lisa)
    Mit welchem Recht? … Ich bin dein Herr! (Finale 1, Lisa)
    Kann es möglich sein (Finale 1, Sou-Chong)
    Willst du nicht das Märchen sehen (Zig, Zig, Zig – Wenn die Chrysanthemen blühn) (Mi, Gustl)
    Mein Herz weiß jetzt, was Sehnsucht ist (Finale 2, Lisa)
    Liebes Schwesterlein, sollst nicht traurig sein (Finale 2, Sou-Chong)



    L'ACQUA CHETA

    6_15

    Commedia in tre atti
    Autore Augusto Novelli
    Lingua originale Dialetto fiorentino
    Prima assoluta 29 gennaio 1908
    Teatro Alfieri, Firenze

    Personaggi
    Ulisse, fiaccheraio
    Rosa, sua moglie
    Anita e Ida, loro figlie
    Cecco, falegname
    Alfredo
    Stinchi, bacalaro
    Asdrubale, cavalocchio
    Bigatti, cronista
    Zaira
    Anna
    Teresa


    L'acqua cheta è una commedia in fiorentino di Augusto Novelli. Venne rappresentata per la prima volta al Teatro Alfieri di Firenze il 29 gennaio 1908 dalla Compagnia del Teatro fiorentino, diretta da Andrea Niccoli.
    Sostiene il Novelli di aver pensato fin dal 1892, incoraggiato dagli apprezzamenti ai suoi primi scritti, di ridare vita al teatro fiorentino. Suo modello era l'abate Zannoni, segretario della Crusca, che scrisse quattro commedie, tra le quali il Novelli cita in particolare la Crezia rincivilita.

    I primi frutti del lavoro del Novelli in questa direzione furono Il Morticino (1893) e Purgatorio, Inferno e Paradiso (1894), che vennero applauditi ma presto dimenticati. Novelli però continuò a coltivare la sua idea, finché nel 1908 L'acqua cheta ottenne un notevole successo, con 44 repliche, confermando l'autore nella sua convinzione che il teatro fiorentino potesse prosperare e avere successo anche al di fuori di Firenze.

    Il 27 novembre 1920 avviene la prima assoluta dell'operetta con le musiche di Giuseppe Pietri, il libretto di Novelli e liriche di Angelo Nessi nel Teatro Drammatico Nazionale di Roma con la scenografia di Aldo Molinari.

    Nel 1933 ne esce la versione cinematografica.

    Personaggi operetta
    Ida (soprano)
    Cecco, falegname (tenore)
    Anita (soubrette)
    Ulisse, fiaccheraio (baritono)
    Stinchi, garzone di stalla (comico)
    Rosa, moglie di Ulisse
    Alfredo, giovane elegante
    Asdrubale, causidico
    Bigatti, reporter
    Zaira, vicina di casa
    Anna, vicina di casa
    Teresa, vicina di casa
    Lo sposo
    La sposa
    Il padre della sposa
    Corteo di invitati, Corteo della Rificolona, Ragazzi e ragazze del popolo, Vetturini, Vicini e vicine

    L'azione ha luogo a Firenze, nel quartiere di San Niccolò, all'inizio del XX secolo.

    Atto I
    Anita, Ida e Cecco discutono dei loro gusti in fatto di spettacoli. Entra Rosa e si lamenta della lentezza del lavoro di Cecco, che sta preparando un cassettone per una stanza da affittare. Rosa sospetta che Cecco sia interessato ad Anita, e per lo stesso motivo le due ragazze si punzecchiano a vicenda.
    Quando arriva Ulisse viene messo a parte del sospetto, che lo stesso Cecco poi conferma mostrando anche una lettera di Anita in cui lei ricambia il sentimento di Cecco. Rosa è contraria perché sostiene che Cecco sia socialista, Ulisse cerca di lavarsi le mani della faccenda.
    Giunge Alfredo, che vorrebbe affittare la stanza: tutti sono perplessi perché è troppo giovane, e non sembra buona cosa che abiti in una casa con due ragazze. Alfredo va a vedere la stanza e accetta di affittarla; si dimostra poi molto gentile con Ida, che ha litigato con Ulisse perché ha sbadatamente lasciato che la cavalla mordesse la tuba del padre, offrendo a quest'ultimo la propria tuba per non far più piangere la ragazza.
    Anita, che era uscita per commissioni, rientra e svela un segreto a Cecco: Alfredo è da mesi innamorato di Ida. Vorrebbe raccontarlo ai genitori, ma Cecco le propone di sfruttare la situazione per convincere Rosa ad accettare la loro unione.
    L'atto si chiude con Ida disperata per avere rotto uno specchio.

    Atto II
    Nell'orto, Alfredo legge a Rosa e alle due figlie l'episodio di Paolo e Francesca dalla Divina Commedia di Dante. Al termine, Rosa, Ida e Alfredo escono per un gelato, mentre Anita rimane indispettita a pensare a come Rosa abbia preso in simpatia Alfredo, di cui non si sa neppure che lavoro faccia, mentre continua a non accettare Cecco.
    Cecco giunge poco dopo cantando una serenata per Anita, accompagnandosi con una chitarra. Anch'egli stufo dell'atteggiamento di Rosa, propone ad Anita di fuggire con lui, ma si sente arrivare Ulisse. Per non farsi trovare solo con Anita, Cecco sale sul fico dell'orto dimenticando la chitarra. Ulisse decide di mangiare dei fichi, e vorrebbe salire sull'albero per coglierne uno: Anita cerca di distrarlo perché ha paura che scopra Cecco, ma Ulisse, meravigliato, si accorge della chitarra.
    Tornano Rosa e gli altri. Rosa, con disappunto di Anita, riconosce la chitarra di Cecco il quale, dall'albero, lascia cadere fichi su Rosa e Alfredo, che pensano siano caduti da sé. Quando tutti vanno via, Cecco, da un dialogo tra Ida e Alfredo, capisce che stanno progettando una fuga in treno.
    Dopo avere ascoltato qualche battibecco tra Ulisse, Rosa e Ida, Cecco scende dal fico e organizza, con l'aiuto del garzone di stalla Stinchi, una trappola per Ida e Alfredo: la carrozza che li dovrebbe portare in stazione li condurrà invece in questura.

    Atto III
    Ida e Alfredo sono scomparsi e Rosa è disperata. Ulisse si è rivolto all'avvocato Asdrubale per denunciare il rapitore. La notizia si diffonde e compare persino un cronista, Bigatti, che lavora per il giornale Fieramosca. Alfredo si era spacciato per reporter dello stesso giornale, così si scopre l'inganno.
    Nella confusione generale, con Bigatti che continua ad annotare ogni minuzia, appare Cecco, annunciando di avere sventato la fuga. Ida, che si credeva lontana, è stata riconsegnata ad Anita e si trova nella casa stessa, mentre Alfredo è stato trattenuto in casa di Cecco.
    Stinchi riporta Alfredo, che chiede perdono a Rosa e confessa che sta per iniziare un lavoro che teneva segreto perché pensava che fosse sgradito alla famiglia: farà la guardia comunale. Rosa acconsente all'unione tra Ida, ricomparsa piangente, e Alfredo, se questo si ripresenterà dopo sei mesi di onesto lavoro.
    Viene riconsegnata la chitarra a Cecco, e la sua unione con Anita viene sancita da Ulisse, che nella gioia generale getta i due giovani l'una nelle braccia dell'altro.
     
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    CIN CI LA

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    Cin Ci La è un'operetta in tre atti di Carlo Lombardo, con le musiche di Virgilio Ranzato, presentata per la prima volta il 18 dicembre 1925 al Teatro Dal Verme di Milano e seguita da centoventi repliche.

    Il 24 aprile 1926 va in scena al Teatro Reinach di Parma per la Compagnia di operette La Lombardiana.

    Al Teatro La Fenice va in scena il 7 febbraio 1927 con la Compagnia dei Grandi Spettacoli d'Arte Operettistica con Ines Lidelba, Nella De Campi, Nuto Navarrini e Carlo Rizzo.

    Per il Teatro Verdi (Trieste) va in scena nel Castello di San Giusto nel 1954 con Edda Vincenzi come Myosotis ed Elvio Calderoni diretti da Cesare Gallino, nel Teatro Stabile Politeama Rossetti nel 1972 con Miranda Martino, Sergio Tedesco e Sandro Massimini con la regia di Gino Landi e nel 1977 con Aurora Banfi, Massimini ed Orazio Bobbio diretta da Enrico De Mori per la regia di Gino Landi e nel Teatro Lirico Giuseppe Verdi nel 1998 e nel 2008 con Maurizio Micheli e la regia di Maurizio Nichetti portata anche al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone.

    Trama
    Con Cin Ci La siamo a Macao, dove il Principe Ciclamino ha sposato la timida Principessa Myosotis e, secondo l'usanza, tutte le attività e i divertimenti sono sospesi finché non viene consumato il matrimonio: vista l'inesperienza dei due, però, l'attesa potrebbe rivelarsi assai lunga. L'arrivo da Parigi dell'attrice Cin Ci La, in procinto di girare un film a Macao, cade a pennello: il Mandarino Fon-Ki pensa di affidare il Principe alle "cure esperte" della donna. Tuttavia, nella città cinese giunge inaspettato anche l'eterno spasimante di Cin Ci La, Petit Gris, che, roso dalla gelosia, per vendicarsi rivolge le proprie attenzioni a Myosotis. Saranno così i due parigini a svezzare sia Ciclamino che la sua giovane sposa e a far sì che la Cina possa avere un erede.



    LA DANZA DELLE LIBELLULE

    8_4

    La danza delle libellule è l’unica operetta nata in Italia ad aver varcato trionfalmente il confine nazionale. Non è raro ascoltarne ancora oggi le arie nei concerti operettistici dei paesi del nord Europa. Uno dei motivi principali di questo successo fu il connubio con il celeberrimo Franz Lehár, che ne firma le musiche. Abbondano i tempi di marcia, ma si tratta di motivi attraenti, piacevoli da ascoltare. Nel valzer lento “Neve, gel” è evidente lo stile di Lehár, così come negli altri numeri affidati al soprano e al tenore, mentre la mano di Lombardo è evidente nelle danze alla moda e nei brani d’insieme. Suo è il fox-trot più popolare dell’operetta italiana: il “fox delle gigolettes.”

    La trama
    La vicenda si svolge presso l’Hotel du Parc, in Scozia. La vita sembra scorrere allegra e beata, fra gite sul lago ghiacciato e feste notturne: in realtà la proprietaria dell’albergo, Tutù, è assai annoiata e per rompere la monotonia pretende che uno dei suoi ospiti, Carlo, le faccia delle avances. Anche le sue amiche, Carlotta ed Elena, sembrano attratte dal giovane, ma questi ha promesso al padre che non dilapiderà più il suo patrimonio per amore di una donna.

    Nel mentre, al castello di Nancy, è stato organizzato un ricevimento dal nuovo padrone, il ricco Piper. Carlo, sorpreso nel parco a cacciare di frodo, viene condotto al castello e costretto a vestire i panni di Adone nell’imminente recita. Mentre Tutù si scatena con il partner Bouquet in uno spettacolare fox-trot, Carlo prova le proprie scene con Elena. Solo ora Carlo capisce che si sta innamorando, una passione subito frenata dal ricordo della promessa fatta al padre. La scanzonata atmosfera viene presto interrotta dall’arrivo di un dispaccio, il duca di Nancy sarà presto reintegrato dei suoi beni, quindi anche del castello.
     
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    LA VIE PARISIENNE

    1_474

    Titolo originale La vie parisienne
    Lingua originale francese
    Genere opera buffa/operetta
    Musica Jacques Offenbach
    Libretto
    Henri Meilhac
    Ludovic Halévy
    Fonti letterarie La commedia Le Photographe di Meilhac e Halévy
    Atti quattro
    Epoca di composizione 1866
    Prima rappr. 31 ottobre 1866
    Teatro Théâtre du Palais-Royal, Paris
    Modifica dati su Wikidata · Manuale
    La vie parisienne (la vi paʁizjɛn, La vita parigina) è un'opera buffa, o operetta, composta da Jacques Offenbach, su un libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy.

    Questo è stato il primo lavoro a lunghezza intera di Offenbach che rappresentava la vita parigina contemporanea, a differenza dei suoi primi pezzi ed i soggetti mitologici. Divenne una delle operette più famose di Offenbach.

    Ruoli
    Ruolo Tipo voce Cast della prima,
    31 ottobre 1866,
    (Direttore: Offenbach) Versione rivista in quattro atti
    Cast della prima,
    25 settembre 1873
    (Direttore: Offenbach)
    Bobinet, un damerino parigino tenore o baritono leggero Gil-Pérès Pierre Eugène Grenier
    Un impiegato delle ferrovie ruolo parlato Millaux
    Raoul de Gardefeu, un damerino parigino tenore Priston Henri Venderjench
    Métella, una semi mondana mezzosoprano Honorine Devéria/Céline Van Ghell
    Gontran, amico di Métella tenore Coste
    Joseph, una guida ruolo parlato Martal
    Le Baron de Gondremarck, un viaggiatore svedese baritono Louis Hyacinthe Duflost José Dupuis
    La Baronne de Gondremarck, sua moglie soprano Céline Montaland Juliette Grandville
    The Brazilian, una persona benestante baritono Jules Brasseur
    Alphonse, valletto di Gardefeu ruolo parlato Ferdinand
    Frick, un calzolaio baritono Jules Brasseur Jean-François Berthelier
    Gabrielle, un guantaio soprano Zulma Bouffar Zulma Bouffar
    Pauline, una cameriera soprano Elmire Paurelle
    Prosper, un servitore baritono Jules Brasseur Jean-François Berthelier
    Urbain, un servitore baritono Louis Lassouche Louis Lassouche
    Clara, la nipote del portiere soprano Henry
    Leonie, la nipote del portiere mezzosoprano Bédard
    Louise, la nipote del portiere mezzosoprano Breton Estelle Lavigne
    Madame de Quimper-Karadec, zia di Bobinet mezzosoprano Félicia Thierret
    Mme de Folle-Verdure, sua nipote mezzosoprano Léontine Massin
    Alfred, un maggiordomo baritono Léonce
    Caroline, la nipote del portiere Julia H.
    Julie, la nipote del portiere Magne
    Augustine, la nipote del portiere Maria
    Albertine, una semi mondana Pauline
    Charlotte, una semi mondana V. Klein
    Coro: ferrovieri, postini, passeggeri delle ferrovie, calzolai, guantai, camerieri, ospiti

    Atto 1
    La storia inizia alla Gare d'Ouest, dove i dipendenti elencano la provenienza di treni provenienti da diversi luoghi della Francia ("Nous sommes employés de la ligne de l'Ouest"). Due dandy parigini, Bobinet e Gardefeu stanno aspettando il treno da Rambouillet, ma si evitano mentre camminano. Hanno litigato per Métella, donna di facili costumi. Lei arriva con un terzo uomo e finge di non riconoscere i due amanti precedenti. Il suo rifiuto riunisce i due amici che giurano di cercare un'amante di una classe migliore ("Elles sont tristes, les marquises"). Mentre si chiede come raggiungere questo obiettivo, Gardefeu vede il suo ex servitore Joseph, ora una guida turistica. Joseph rivela che incontrerà un barone svedese e sua moglie, che dovrà esibirsi in giro per Parigi, ma per una somma di danaro accetta di lasciare che sia Gardefeu a prendere il suo posto. Mentre va a cercare il barone, Gardefeu si chiede cosa succederà alla baronessa ("Ce que c'est pourtant que la vie!") Il barone e la baronessa Gondremarck entrano, egli promette di mostrare loro tutto quello che vogliono vedere nella capitale francese ("Jamais, foi de cicérone"). La stazione si riempie di altri passeggeri che arrivano per trascorrere un bel periodo a Parigi, tra questi un brasiliano che torna dopo aver speso la sua fortuna in città ("Je suis Brésilien, j'ai de l'or").

    Atto 2
    A casa di Gardefeu, la sua guantaia Gabrielle e il suo calzolaio Frick attendono il ritorno del maestro ("Entrez! Entrez, jeune fille à l'œil bleu!"). Gardefeu continua la sua finzione con gli svedesi, spiegando che si trovano in una dependance dell'hotel, sperando di far allontanare il barone in modo da poter prestare attenzione alla baronessa; il barone ha già i suoi piani basati su una lettera di un amico ("Dans cette ville toute pleine"). Il barone chiede quindi di prendere il menu a prezzo fisso. Il problema degli ospiti mancanti si risolve convincendo Gabrielle e Frick e i loro amici a impersonare altri ospiti dell'hotel. Bobinet chiama e offre di organizzare una festa per gli svedesi nella villa della sua zia assente la notte seguente, con il barone invitato. La baronessa trova le prove della relazione di Gardefeu con Métella nella sua stanza. La stessa Métella arriva ora sperando in una riconciliazione con Gardefeu ("Vous souvient-il, ma belle") e finisce con l'offerta di intrattenere il barone per alcuni giorni. Gli ospiti arrivano per il menu a prezzo fisso; Frick come maggiore ("Pour découper adroitement") e Gabrielle come vedova di guerra ("Je suis veuve d'un colonel") e con un tirolese si ritirano tutti a cena ("On est v'nu m'inviter").

    Atto 3
    Ad una festa la sera successiva, organizzata da Bobinet, i suoi servi si vestono come la folla di aristocratici ("Donc, je puis me fier à vous !"). Arriva Gondremarck e viene preso da Pauline "Madame l'amirale" (di fatto una cameriera). Arriva Gabrielle ("On va courir, on va sortir") e Bobinet come un ammiraglio svizzero ("Votre habit a craqué dans le dos!").

    Bobinet si alza per salutare la folla con una canzone sul bere ("En endossant mon uniforme") e lo champagne scorre ("Soupons, soupons, c'est le moment"), il barone e tutti gli altri si ubriacano.

    Atto 4
    Il milionario brasiliano offre un ballo in maschera al ristorante. Il capo cameriere dice al suo staff di essere discreto riguardo agli ospiti ("Avant toute chose, il faut être... Fermez les yeux"). Il barone arriva per il suo appuntamento con Metella, mentre diventa sempre più sospettoso di quello che succede. Métella dice al barone di essere paziente ("C'est ici l'endroit redouté des mères") ma non sarà il suo piacere: è innamorata di qualcun altro, ma ha portato un amico per lui. Il barone è furioso quando scopre che il suo amante è Gardefeu. Arriva il brasiliano, poi Bobinet e Gardefeu. Dopo aver mostrato a Métella la lettera ("Vous souvient-il, ma belle") lei e Gardefeu sono riconciliati e la furia del barone si ferma solo quando interviene la baronessa. Tutti brindano a Parigi ("Par nos chansons et par nos cris, célébrons Paris.").
     
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5 replies since 23/5/2022, 08:28   38 views
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